il ravanello

Sarà stata l'estate del 1971. Giurai di ricordarmi per tutta la vita che quello che avevo vissuto quel giorno, non avrei mai voluto riviverlo e non lo avrei mai augurato a nessuno.
Il problema era che non mi si "apriva" il pisello e data l'importanza del fatto era stata convocata la pediatra per provvedere, controllare, visitare.
Sapevo già che mi avrebbe fatto male perchè c'erano stati già dei conciliaboli familiari con tentativi annessi. Il dramma ormai era condominiale viste e sentite le urla che emettevo a tutti i tentativi. Tutti falliti.
La pediatra-orco (che le pediatre non sono mai dolci e belle, ma sempre brutte e grezze - si veda un mio vecchio posto relativo a quella dei miei bambini), dicevo, l'orco pettinato da pediatra entro, afferrò, scappucciò il povero pisello, io urlai come Mina, lei sentenzio che l'operazione andava ripetuta tutti i giorni magari con l'aiuto di vaselina, che io chiamai subito piselcera, cioè cera per il pisello.
Vabbè. (fux e gni ... lo so che ridete).

Ieri mia moglie entrando a letto mi sussurra "mi sa che ho fatto un casino". "cioè?" dico io. "Asciugando il pisellino di Alino (4 anni fra poco) mi sa che ho tirato troppo e lui ha urlato come un'aquila".
"TIRATO???, amore ma da quando per asciugare un micro-pisello si tira???, vabbè domani ci do un'occhiata".

Avete presente un ravanello maturo?
Spoglio Alino e gli dico "Amore vieni che papà ti controlla il pipo".
Urli immediati.
O santateresadigallura!
Il "pipo" in questione, roseo all'esterno ma particolarmente gonfietto, nascondeva al suo interno una roba rosso fuoco. Bastava aprire la puntina che usciva una roba orribile.
Dico sereno: "Alino, ci pensa papà".
Urli, contorsioni, suppliche, scalciamenti.
Penso: "Belin, ma quanto ha tirato???"
Capisco presto che non ha tirato niente, ma ha solo asciugato un pisello già infiammato per i fatti suoi.
Ripasso la storia pediatrica degli ultimi 7 anni e sentenzio a voce alta: "Acqua Borica!!!"
Urli, contorsioni, suppliche, scalciamenti.

Recupero il bottiglino, recupero Alino che nel frattempo è fuggito in dispensa e imposto la voce.
Parto gentile-rassicurante, poi divento tenero-supplichevole, viro verso un affettuoso-preoccupato ma al terzo calcio nelle palle e al secondo cartone in faccia ricevuti, passo al rugby.
Lo placco, lo immobilizzo, mi ci sdraio sopra, con una mano afferro il micro pirillo, con l'altra l'acqua borica aperta a sguazzo, ma mentre sto per agire mi viene un dubbio atroce.
Sarà acqua borica?.
No, perchè posso pensare di fare qualunque errore, ma di dare una secchiata, che so, di collutorio alla menta piperita sul pirillo in fiamme di mio figlio è fra le cose che non mi perdonerei mai.... figuratevi lui.
Lo annuso. Inodore. La breve pausa mi costa un altro calcio, ho allentato la presa!. Vabbè.
Non mi basta, non mi fido, magari è qualcos'altro ...... l'assaggio. Che schifo. Deve essere proprio acqua borica.
Ri-placco il satanasso ormai cianotico, afferro il ravanello bordeaux, lo scappuccio con velocità e ci svuoto mezzo bottiglino di acqua borica sopra.
Alino strepita, urla "voglio la mamma".Ormai è oltre la rabbia. In 8 secondi gli ho già dato tutti i motivi per uccidermi, farmi a pezzi e infilarmi nel frigo, diventare un naziskin, non finire le scuole medie e andare a fare il punkbestia ad amsterdam.

Lo libero, sfinito.
Guarirà bene, sentenzio soddisfatto. Lo coccolo un po' e lo metto a letto.
Ancora gli trema il pancino dal pianto. Lo sbaciucchio, gli spiego che papà lo sa come si cura un pipo infiammato. Lui mi dice "sei cattivissimo", però si fa baciare.

Esausto decido di andare a dormire anch'io, ripenso alla scena, "avrò esagerato?". di colpo mi ricordo della mia pediatra-orco..... Mi viene un colpo ..... avevo giurato a me stesso ...... accidenti.

Mi infilo a letto e sussurro a mia moglie: "mi sa che ho fatto un casino". "cioè, dice lei?". "il pipo di Ale ..... mi sa che ho tirato troppo anch'io...".

dilemmi di lealtà

mi dico: "bentornato a casa".
l'azzurro del mio blog, il silenzio totale che mi serve per scrivere, lo stato d'animo che cerco per farlo, costituiscono un luogo del mondo nel quale vivo bene.
eccomi di nuovo qui.
ne sono felice.
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durante gli anni di studi pedagogici e di mediazione familiare (soprattutto quelli) ho sempre sentito dire, ripetere, quasi fino all'autoconvinzione che la separazione non è la fine della famiglia, non è una catastrofe, e che le parti coinvolte sanno trovare la via per riorganizzarsi.
credo di averlo detto, pensato e scritto anche io, ma confesso di aver sempre pensato mentre lo sentivo o lo dicevo "sarà poi vero?".
in effetti lo è. ci si riorganizza, ci si abitua, si riparte.
ma il punto non è quello, il punto sta nei costi pagati da tutti. è lì che si misura l'entità dell'eventuale danno.
il traguardo di ricominciare a parlare cordialmente, frequentarsi più o meno assiduamente anche se alternandosi, permettere a tutti di avere rapporti frequenti con i familiari non può essere il punto di arrivo o di sodisfazione ma deve essere il primo step di un lavoro molto più profondo e ampio che miri a ristrutturare il "disegno del mondo" che costituisce l'universo affettivo e formativo dei bimbi coinvolti.

detto questo, quando sento il mio caro amico, che si è separato da un anno, che mi dice con una certa dose di rasserenamento che suo figlio si è finalmente abituato e ha trovato il modo di stare con lui e di stare con la sua ex-moglie, dentro di me penso che la sua strada sia appena iniziata e sia molto in salita.
lo penso perchè mi sembra non gli salti agli occhi il dato più preoccupante .
non si accorge, cioè, che il bimbo quando è con lui non parla della mamma e quando è con la mamma mente non raccontando nulla del papà.
non si accorge che il pericolo per la formazione del suo cucciolo non sta nell'avere due case e due lettini, ma è avere un papà e una mamma che si screditano a parole, fatti, gesti, silenzi, creando dentro di lui una tempesta incontrollata ed incomprensibile di dubbi, di mancanza di punti di riferimento, con conseguente carenza di appoggi, di sicurezze, di conferme.
la soluzione dei disagi pratici (due case, due lettini) che insorgono quando i genitori si separano è una cosa che a certi bimbi riesce facile ed in certi casi divertente, perchè offre loro spazi ed occasioni per rapporti più esclusivi e profondi.
quello che invece è più complesso per loro è preservare intatto ed unito il loro universo formativo, fatto di scambi, incroci, conferme, miscugli continui fra ciò che ricevono da uno e dall'altro genitore.
l'interruzione di questo enorme flusso di informazioni li porta a dubitare ogni giorno di ciò che hanno imparato il girono prima, li porta a non riuscire più a riconoscere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e avere forti dilemmi di lealtà nei confronti di due persone con le quali vorrebbero essere solidali ma che impongono loro due linee differenti.
i danni provocati da queste dianmiche sono i veri problemi della separazione con figli ed io credo che, se il divorzio è stato giustamente accettato socialmente come una conquista per l'affermazione della libertà personale, il prossimo obiettivo che la nostra cultura deve porsi per progredire e quello di insegnare ai futuri genitori a essere consapevoli di come - eventualmente - ci si separa.

consiglio:
Galli Kluzer - Separati ma genitori - Ed. San Paolo
Oliverio Ferraris - Dai figli non si divorzia - Ed. Bur

stasera l'ho presa sul serio .....